Fughe
da KL Stutthof
Il
14 novembre 1944 presso il campo di concentramento Stuthof ha avuto luogo una
fuga spettacolare, la fuga del detenuto che per ora rimane l'unica fuga dopo la
guerra che sia stata documentata come quella riuscita. E' stata effettuata da
Włodzimierz Steyer.
L'ubicazione
del campo di concentramento nella località' Mierzeja Wiślana costituiva un
enorme ostacolo per quei detenuti che pianificavano un'evasione. Il terreno
circondato da tutte le parti dall'acqua era facile da monitorare. Anche
l'atteggiamento negativo degli abitanti nei confronti dei detenuti rendeva la
possibilità' di fuga più' rischiosa. Per questo motivo le evasioni dal campo
non erano molto numerose, e quelle messe in atto, spesso finivano con la
cattura del detenuto e di solito la sua morte. Il sistema delle torri di
guardia, i fili ad alta tensione ed i cani appositamente allenati al fine di
seguire e raggiungere i prigionieri erano di ostacolo. La conoscenza della
lingua tedesca era una questione molto importante per il fuggiasco. Una persona
che non sapeva la lingua aveva pochissime probabilità' di evadere dal terreno a
rischio. Anche la condizione fisica del detenuto era importante. Solamente
colui che era abbastanza forte di poter camminare per numerosi giorni, era in
grado di tentare la fuga.
Organizzazione
della protezione del campo.
L'organizzazione
della protezione del campo era variabile. Cambiava mano a mano con l'espansione
del campo e con l'aumento del numero dei detenuti. Le guardie erano disposte
nei posti di blocco in modo tale da vedersi reciprocamente. Abbondavano i loro
posti solo durante pausa pranzo e di sera a fine del lavoro, esclusivamente
dopo aver sentito il suono di un trombettista. Il suono di una tromba
significava che il numero dei prigionieri che tornavano dal lavoro fosse pari
al numero di colui che sono usciti. Nel momento in cui veniva accertata la
mancanza di uno dei prigionieri, si procedeva alla ricerca. All'inizio si
cercava nei posti di lavoro e successivamente nelle latrine, nelle soffitte, nei
magazzini, nelle sale delle fabbriche. Le ricerche erano gestite dal capo
comando del campo in cui lavorava il fuggiasco. In caso dei risultati
negativi, si provvedeva a dare un avviso alla sede centrale del campo, alla
polizia ed al SS. In quel caso veniva attivata tutta la macchina
dell'inseguimento (forze SS, cani, pattuglie stradali, informatori di polizia).
Fughe
Il
primo tentativo di fuga e' stato annotato già' nell'ottobre 1939. Sono evase
due persone che hanno dovuto pagare la loro voglia di riacquistare la libertà'
con la vita. I corpi dei due fuggiaschi, di cui non e' stato possibile
accertare l'identità', sono stati portati al campo. A causa di questa
fuga altri 10 detenuti sono stati uccisi a colpi di fucile.
Nel
marzo 1940 Tadeusz Pawlak insieme agli altri detenuti e' evaso da Stutthof.
Durante la notte tra 11 e 12 aprile 1942, dopo una permanenza presso il campo
della durata di appena un mese, e' fuggito Karol Viola.
Nel
1943 in data 25 agosto e' stata annotata l'evasione di Franciszek Patron. Egli
lavorava al di fuori del campo e si preparava alla fuga molto scrupolosamente.
Il momento adatto e' arrivato nel giorno in cui e' riuscito ad andare al lavoro
senza essere registrato dal guardiano. E cosi si e' trovato in libertà'.
Purtroppo la sua libertà' non e' durata a lungo, perché' già l'8 settembre e'
stato catturato sotto Rypin e riportato a Stutthof. La cosa curiosa e' che non
e' stata applicata alcuna repressione nei suoi confronti. Invece sono stati
puniti i guardiani responsabili della sua evasione. Questo e' stato un caso
assolutamente eccezionale.
Il
26 luglio 1944 e' fuggito Paweł Pawliczenko, il quale era stato portato nel
campo il 29 maggio dello stesso anno.
L'11
agosto 1944 un'evasione riuscita e' stata compiuta dal prigioniero russo Piotr
Andriejewicz Czikalienko. Egli stava nel blocco nr III. Era assegnato al lavoro
che consisteva nell'estirpazione dei tronchi degli alberi. 20 minuti prima di
finire il lavoro Czikalienko si e' arrampicato sulla baracca accanto e si e'
nascosto dietro il cammino per poi uscire dal nascosto e continuare la fuga
nella direzione della città' di Danzika.
Qualche
giorno dopo, il 29 settembre, anche altri due detenuti - Jan Pioch e Bernard
Stencel, che lavoravano nel cantiere 15 m fuori dalla portata della guardia
(Postenkette) - anche loro sono evasi. Tuttavia il 2 ottobre sono stati
catturati.
Una
fuga audace e riuscita e' stata compiuta il 14 novembre 1944 da Włodzimierz
Steyer, che era stato portato nel campo il 24 maggio dello stesso anno con il
primo trasporto di Varsavia. Dato che e' sopravvissuto alla guerra possiamo
riportare il frammento della sua relazione.
Fuga
di Włodzimierz Steyer
"Il
14 novembre 1944 ho trovato un sostituto per il mio posto a Entlasungkommando e
sono rimasto da solo nel campo. Sopra i miei vestiti ho messo i vestiti del
campo con le croci. Poi ho messo un cappotto tipo trench senza croci ed un
cappello nero con visiera. Ho preso la borsa e sono andato nel campo femminile
facendo finta di essere un elettrico. Ho attraversato il cancello senza alcun
problema. Il dentro delle baracche mi ha fatto un enorme impressione. Le file
di donne completamente rasate che erano sedute sotto i muri aspettando il loro
turno per morire. Facevo finta di riparare qualcosa e mi avvicinavo piano al
cancello dalla parte di Bauplatz. Un guardiano annoiato non mi ha nemmeno
guardato, mentre lasciavo il campo femminile. Ho girovagato un po' sulla piazza
cercando di non attirare l'attenzione di nessuno. Quando i comandi hanno
cominciato a prepararsi per la marcia, mi sono nascosto in una baracca la cui
costruzione non era ancora terminata. Alle ore 12 il suono della tromba
proveniente dalla torre sopra il cancello ha annunciato che tutti i prigionieri
fossero rientrati nel campo. Bisognava ancora aspettare l'uscita di
Postenkette. All'istante dietro di me ho sentito il rumore dei passi pesanti.
Mi trovavo in una stanza priva del muro. Sono rimasto immobile. La situazione
non era certo invidiabile. Se dopo il segnale fossi stato catturato fuori del
campo, io , essendo un prigioniero che fosse già' in possesso di Fluchptunkt e
che tentasse di nuovo la fuga, sarei potuto essere impiccato al fine di dare un
esempio agli altri. I passi si avvicinavano. Era un guardiano che camminava.
Guardando attraverso il foro ho visto la sua figura passare. Mi sono tenuto
stretto al muro. Il guardiano si e' fermato, ci dividevano soltanto 12 cm del
muro. Se compierà' ancora un passo avanti, mi troverà'. I secondi sembrano ore.
Dopo un momento il guardiano torna indietro. I passi si allontanano ed alla
fine non si sentono più'. In quel momento ho avuto il coraggio di uscire.
Adesso faccio finta di essere un artigiano civile che va al pranzo. Passo
accanto alla baracca della direzione di Bauplatz, passo vicino agli uomini
delle SS che camminano davanti ai loro uffici. Nessuno mi guarda. La tromba ha
già' annunciato che tutti i prigionieri mangiassero la loro minestra magra
all'interno del campo. Cosi' cammino tranquillo in mezzo alla piazza e comincio
a salire una piccola montagna che divide il campo dalla strada. Da quel posto
vedo tutto il campo e ovviamente anch'io sono visibile. All'improvviso dal
bosco accanto esce, direttamente nella mia direzione, una pattuglia delle SS
con i cani. Vanno in fretta per arrivare al pranzo. Davanti a me si trova una
specie di toilette di legno. Entro subito e attraverso una fessura vedo i
tedeschi che si stanno allontanando nella direzione del campo. Lascio il
rifugio e mi reco nella direzione della strada. Nel momento in cui arriva il
plutone degli uomini delle SS raggiungo la cima di una collina sovrastata da un
piccolo bosco Di nuovo vado indietro nella direzione del campo, faccio il
semicerchio e dopo aver eluso gli uomini delle SS raggiungo la strada. Arrivo a
Stegna senza problemi. Li giro verso Tiegenhof (attualmente Nowy Dwór Gdański).
Mi fermo al primo ruscello, tolgo i vestiti del campo con le croci sopra, ci
avvolgo le pietre e le affondo nell'acqua. La borsa, mi sono privato di essa
molto tempo fa. Ora cammino dritto davanti. Strada facendo incontro un gruppo
dei detenuti che tornano da Tiegenhof. Loro mi vedono ma non lo fanno sapere
per non attirare attenzione dell'uomo delle SS che li accompagna. A Tiegenhof
vado in una panetteria. Li lavorano i polacchi. Chiedo loro di comprarmi un
biglietto, ma la stazione e' circondata dai gendarmi. Cosi' decido di andare
avanti a piedi a Malbork. Mi regalano tutto il pane ed io vado avanti per
essere più' lontano dal campo possibile nel momento in cui si accorgeranno
della mia evasione. I tedeschi erano sicuri che mi avrebbero catturato. Dopo la
guerra ho ricevuto da Arolsen un estratto dei miei atti dove c'era
un'annotazione: „War am 15 November 1944 noch in Konzentrationslager Stutthof
inhaftiert” (A partire dal 15 novembre 1944 di nuovo detenuto a KL Stutthof).
L'ulteriore
parte della relazione riguarda le vicissitudini del fuggiasco durante la sua
strada da Malbork, attraverso Grudziądz, Toruń, Łódź, fino a Varsavia dove e'
giunto felicemente.
Sul
sito web del Muzeum Powstania Warszawskiego (Museo dell'Insurrezione di
Varsavia), sull'indirizzo web http://ahm.1944.pl/Wlodzimierz_Steyer/13 Włodzimierz
Steyer racconta le sue altre vicende vissute durante la guerra e dopo.
Relazione
di Aldo Coraldello
Aldo
Coradello, un detenuto, nella sua relazione, racconta delle fugge dal campo di
concentramento nel seguente modo:
"...i
comandanti sorvegliavano i loro detenuti in un modo particolarmente attento. Il
campo era circondato dalla rete composta dal filo spinato carico di
elettricità', a forma di anelli intrecciati molto stretti e alta tre metri. Di
notte il campo era tutto illuminato. Intorno c'erano le torri di sorveglianza,
dentro le quali le SS detenevano le guardie con mitragliatrici pronte a
sparare. Quando le divisioni dei lavoratori marciavano verso il campo, si
annunciava un appello serale. Se tutto andava bene, chiudevano il cancello
principale accanto al quale si trovavano la torre di sorveglianza centrale e
l'ufficio del controllo. In questo modo l'evasione dal campo era una cosa
impossibile. Tuttavia se durante un appello era riscontrata la mancanza di un
detenuto, allora si procedeva alla ricerca, alla perlustrazione di tutto il
campo e quando il fuggiasco veniva ritrovato, era già' morto. Nel caso in cui
non si riusciva a trovarlo dentro il campo, si procedeva con le ricerche
intorno nelle zone appartenenti alla cosiddetta catena di sorveglianza. Durante
i lavori diurni questa catena circondava tutto lo spazio entro il quale si
trovavano i principali centri dei lavori. La guardia ben rafforzata insieme
agli altri custodi delle SS era composta da almeno mille persone. Tali persone
dotate di tutte le armi possibili ed alcuni erano muniti anche dei cani di
polizia. Se durante un appello e' stata riscontrata la mancanza di qualcuno dei
prigionieri, la catena di sorveglianza non poteva essere sciolta finché'
il fuggiasco non veniva ritrovato oppure finché' non si aveva la sicurezza che
egli ormai si trovasse al fuori di questa catena. Le persone che partecipavano
alle ricerche erano gli "specialisti", in particolare quelli in
possesso dei cani di polizia. Le ricerche duravano per ore e se alla fine il
fuggiasco veniva scoperto, lo sbranavano i cani oppure le guardie, arrabbiate
per il fatto di dover rimanere al lavoro più' a lungo, lo uccidevano a
bastonate.. Durante questo tempo tutti gli altri detenuti dovevano, come
punizione, stare sulla piazza e aspettare per ore, a volte anche tutta la
notte, la cena. Alcuni non resistevano e dopo aver già' passato tutta la
giornata a faticare, cadevano morti per terra. Ed in questo modo - ogni
tentativo di evasione indipendentemente dal fatto se era riuscito o meno,
costava la vita ai molti detenuti. Le SS non avevano alcun scrupolo nel
sottoporre alle più' crudeli repressioni e le pene inflitte per il fatto che
qualcuno voleva evadere, consistevano nell'impiccagione delle dozzine degli
sfortunati innocenti. I tentativi di fuga erano ostacolati anche dal fatto che
la Gestapo perseguitava le famiglie di fuggiaschi in maniera spietata. I
controlli effettuati in Germania, nonché' lo spionaggio tra gli abitanti
facevano il resto. Anche l'ubicazione geografica di Stutthof costituiva un
enorme ostacolo. Se qualcuno voleva evadere per poi recarsi a Danzica, doveva
attraversare il fiume Wisła due volte. Una volta vicino a Schiervenhorst e la
seconda volta vicino a Bohnsach e sempre nelle barche. Questo percorso era
facile da controllare. E' possibile che l'ubicazione di Stutthof tenesse
in conto queste difficoltà'. Se i tentativi di fuga si ripetevano spesso
nell'arco di un breve tempo, le SS applicavano i deterrenti - non esitavano di
impiccare e di sparare alle masse..."
Nel
2011 la relazione integrale di Aldo Coradelllo e' stata pubblicata dal Muzeum
Stutthof nella forma del libro. Il libro e' possibile da acquistare presso la libreria
del museo.
Bilancio
impossibile
Non
e' possibile determinare il numero esatto delle fughe da Stutthof (sia quelle
riuscite che fallite) a causa delle lacune nelle fonti, i rapporti del campo
falsificati oppure le relazioni degli ex prigionieri che siano troppo distorte
e frammentarie. Perciò' si stima che il numero delle fughe riuscite sia pari ad
una dozzina. La maggior parte delle evasioni sono terminate con la cattura del
detenuto. Se egli non era ucciso subito, sul suo vestito appariva cucito un
cosiddetto fluchtpunkt. Il prigioniero segnato in quel modo era sottoposto alle
torture sia da parte degli uomini delle ss che da parte dei prigionieri che
collaboravano con la direzione del campo. A volte i corpi dei fuggiaschi
uccisi, nudi e sbranati dai cani, venivano appesi per mani sul Cancello della
Morte. Sul petto dei cadaveri c'era un pannello di legno con la scritta: „Hurra
ich bin wer da”.
I
tentativi di fuga da Stutthofu e dai suoi sottocampi facevano parte delle
cosiddetti forme di opposizione. Ogni fuga terminata con successo dava ai
prigionieri una forza e speranza in una definitiva caduta dei nazisti.
ws
Sulla
base della monografia pubblicata dal Muzeum Stutthof e sulla base delle
relazioni di Włodzimierz Steyer e Aldo Coradello.
La foto
di Włodzimierz Steyer. Proviene dal film di Wiesław Kwapisz "KL Stutthof
Fabryka Śmierci" (KL Stutthof Fabbrica della Morte")
Tłumaczenie: Agnieszka
Irena Martan
I fuggiaschi catturati venivano segnati in questo modo – esposizione Museum Stutthof. |
Esecuzione di Gajewscy due fratelli minori – russi impiccati a Stutthof durante la Vigilia del 1944 per aver tentato la fuga dal campo - esposizione Museum Stutthof. |
Scena del film su KL Stutthof. |
Un detenuto ucciso a colpi di fucile mentre cercava di evadere – esposizione Museum Stutthof. |
Włodzimierz Steyer – scena del film di Wiesław Kwapisz “KL Stutthof Fabbrica della Morte". |
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