wtorek, 17 listopada 2015

Włodzimierz Steyer, evaso da inferno

Fughe da KL Stutthof

Il 14 novembre 1944 presso il campo di concentramento Stuthof ha avuto luogo una fuga spettacolare, la fuga del detenuto che per ora rimane l'unica fuga dopo la guerra che sia stata documentata come quella riuscita. E' stata effettuata da Włodzimierz Steyer.

L'ubicazione del campo di concentramento nella località' Mierzeja Wiślana costituiva un enorme ostacolo per quei detenuti che pianificavano un'evasione. Il terreno circondato da tutte le parti dall'acqua era facile da monitorare. Anche l'atteggiamento negativo degli abitanti nei confronti dei detenuti rendeva la possibilità' di fuga più' rischiosa. Per questo motivo le evasioni dal campo non erano molto numerose, e quelle messe in atto, spesso finivano con la cattura del detenuto e di solito la sua morte. Il sistema delle torri di guardia, i fili ad alta tensione ed i cani appositamente allenati al fine di seguire e raggiungere i prigionieri erano di ostacolo. La conoscenza della lingua tedesca era una questione molto importante per il fuggiasco. Una persona che non sapeva la lingua aveva pochissime probabilità' di evadere dal terreno a rischio. Anche la condizione fisica del detenuto era importante. Solamente colui che era abbastanza forte di poter camminare per numerosi giorni, era in grado di tentare la fuga.

Organizzazione della protezione del campo.

L'organizzazione della protezione del campo era variabile. Cambiava mano a mano con l'espansione del campo e con l'aumento del numero dei detenuti. Le guardie erano disposte nei posti di blocco in modo tale da vedersi reciprocamente. Abbondavano i loro posti solo durante pausa pranzo e di sera a fine del lavoro, esclusivamente dopo aver sentito il suono di un trombettista. Il suono di una tromba significava che il numero dei prigionieri che tornavano dal lavoro fosse pari al numero di colui che sono usciti. Nel momento in cui veniva accertata la mancanza di uno dei prigionieri,  si procedeva alla ricerca. All'inizio si cercava nei posti di lavoro e successivamente nelle latrine, nelle soffitte, nei magazzini, nelle sale delle fabbriche. Le ricerche erano gestite dal capo comando del campo in cui lavorava il fuggiasco.  In caso dei risultati negativi, si provvedeva a dare un avviso alla sede centrale del campo, alla polizia ed al SS. In quel caso veniva attivata tutta la macchina dell'inseguimento (forze SS, cani, pattuglie stradali, informatori di polizia).

Fughe

Il primo tentativo di fuga e' stato annotato già' nell'ottobre 1939. Sono evase due persone che hanno dovuto pagare la loro voglia di riacquistare la libertà' con la vita. I corpi dei due fuggiaschi, di cui non e' stato possibile accertare l'identità', sono stati portati al campo. A causa di questa fuga  altri 10 detenuti sono stati uccisi a colpi di fucile.
Nel marzo 1940 Tadeusz Pawlak insieme agli altri detenuti e' evaso da Stutthof. Durante la notte tra 11 e 12 aprile 1942, dopo una permanenza presso il campo della durata di appena un mese, e' fuggito Karol Viola.
Nel 1943 in data 25 agosto e' stata annotata l'evasione di Franciszek Patron. Egli lavorava al di fuori del campo e si preparava alla fuga molto scrupolosamente. Il momento adatto e' arrivato nel giorno in cui e' riuscito ad andare al lavoro senza essere registrato dal guardiano. E cosi si e' trovato in libertà'. Purtroppo la sua libertà' non e' durata a lungo, perché' già l'8 settembre e' stato catturato sotto Rypin e riportato a Stutthof. La cosa curiosa e' che non e' stata applicata alcuna repressione nei suoi confronti. Invece sono stati puniti i guardiani responsabili della sua evasione. Questo e' stato un caso assolutamente eccezionale.

Il 26 luglio 1944 e' fuggito Paweł Pawliczenko, il quale era stato portato nel campo il 29 maggio dello stesso anno.
L'11 agosto 1944 un'evasione riuscita e' stata compiuta dal prigioniero russo Piotr Andriejewicz Czikalienko. Egli stava nel blocco nr III. Era assegnato al lavoro che consisteva nell'estirpazione dei tronchi degli alberi. 20 minuti prima di finire il lavoro Czikalienko si e' arrampicato sulla baracca accanto e si e' nascosto dietro il cammino per poi uscire dal nascosto e continuare la fuga nella direzione della città' di Danzika.    

Qualche giorno dopo, il 29 settembre, anche altri due detenuti - Jan Pioch e Bernard Stencel, che lavoravano nel cantiere 15 m fuori dalla portata della guardia (Postenkette) - anche loro sono evasi. Tuttavia il 2 ottobre sono stati catturati.

Una fuga audace e riuscita e' stata compiuta il 14 novembre 1944 da Włodzimierz Steyer, che era stato portato nel campo il 24 maggio dello stesso anno con il primo trasporto di Varsavia. Dato che e' sopravvissuto alla guerra possiamo riportare il frammento della sua relazione.

Fuga di Włodzimierz Steyer  

"Il 14 novembre 1944 ho trovato un sostituto per il mio posto a Entlasungkommando e sono rimasto da solo nel campo. Sopra i miei vestiti ho messo i vestiti del campo con le croci. Poi ho messo un cappotto tipo trench senza croci ed un cappello nero con visiera. Ho preso la borsa e sono andato nel campo femminile facendo finta di essere un elettrico. Ho attraversato il cancello senza alcun problema. Il dentro delle baracche mi ha fatto un enorme impressione. Le file di donne completamente rasate che erano sedute sotto i muri aspettando il loro turno per morire. Facevo finta di riparare qualcosa e mi avvicinavo piano al cancello dalla parte di Bauplatz. Un guardiano annoiato non mi ha nemmeno guardato, mentre lasciavo il campo femminile. Ho girovagato un po' sulla piazza cercando di non attirare l'attenzione di nessuno. Quando i comandi hanno cominciato a prepararsi per la marcia, mi sono nascosto in una baracca la cui costruzione non era ancora terminata. Alle ore 12 il suono della tromba proveniente dalla torre sopra il cancello ha annunciato che tutti i prigionieri fossero rientrati nel campo. Bisognava ancora aspettare l'uscita di Postenkette. All'istante dietro di me ho sentito il rumore dei passi pesanti. Mi trovavo in una stanza priva del muro. Sono rimasto immobile. La situazione non era certo invidiabile. Se dopo il segnale fossi stato catturato fuori del campo, io , essendo un prigioniero che fosse già' in possesso di Fluchptunkt e che tentasse di nuovo la fuga, sarei potuto essere impiccato al fine di dare un esempio agli altri. I passi si avvicinavano. Era un guardiano che camminava. Guardando attraverso il foro ho visto la sua figura passare. Mi sono tenuto stretto al muro. Il guardiano si e' fermato, ci dividevano soltanto 12 cm del muro. Se compierà' ancora un passo avanti, mi troverà'. I secondi sembrano ore. Dopo un momento il guardiano torna indietro. I passi si allontanano ed alla fine non si sentono più'. In quel momento ho avuto il coraggio di uscire. Adesso faccio finta di essere un artigiano civile che va al pranzo. Passo accanto alla baracca della direzione di Bauplatz, passo vicino agli uomini delle SS che camminano davanti ai loro uffici. Nessuno mi guarda. La tromba ha già' annunciato che tutti i prigionieri mangiassero la loro minestra magra all'interno del campo. Cosi' cammino tranquillo in mezzo alla piazza e comincio a salire una piccola montagna che divide il campo dalla strada. Da quel posto vedo tutto il campo e ovviamente anch'io sono visibile. All'improvviso dal bosco accanto esce, direttamente nella mia direzione, una pattuglia delle SS con i cani. Vanno in fretta per arrivare al pranzo. Davanti a me si trova una specie di toilette di legno. Entro subito e attraverso una fessura vedo i tedeschi che si stanno allontanando nella direzione del campo. Lascio il rifugio e mi reco nella direzione della strada. Nel momento in cui arriva il plutone degli uomini delle SS raggiungo la cima di una collina sovrastata da un piccolo bosco  Di nuovo vado indietro nella direzione del campo, faccio il semicerchio e dopo aver eluso gli uomini delle SS raggiungo la strada. Arrivo a Stegna senza problemi. Li giro verso Tiegenhof (attualmente Nowy Dwór Gdański). Mi fermo al primo ruscello, tolgo i vestiti del campo con le croci sopra, ci avvolgo le pietre e le affondo nell'acqua. La borsa, mi sono privato di essa molto tempo fa. Ora cammino dritto davanti. Strada facendo incontro un gruppo dei detenuti che tornano da Tiegenhof. Loro mi vedono ma non lo fanno sapere per non attirare attenzione dell'uomo delle SS che li accompagna. A Tiegenhof vado in una panetteria. Li lavorano i polacchi. Chiedo loro di comprarmi un biglietto, ma la stazione e' circondata dai gendarmi. Cosi' decido di andare avanti a piedi a Malbork. Mi regalano tutto il pane ed io vado avanti per essere più' lontano dal campo possibile nel momento in cui si accorgeranno della mia evasione. I tedeschi erano sicuri che mi avrebbero catturato. Dopo la guerra ho ricevuto da Arolsen un estratto dei miei atti dove c'era un'annotazione: „War am 15 November 1944 noch in Konzentrationslager Stutthof inhaftiert” (A partire dal 15 novembre 1944 di nuovo detenuto a KL Stutthof).
L'ulteriore parte della relazione riguarda le vicissitudini del fuggiasco durante la sua strada da Malbork, attraverso Grudziądz, Toruń, Łódź, fino a Varsavia dove e' giunto felicemente.

Sul sito web del Muzeum Powstania Warszawskiego (Museo dell'Insurrezione di Varsavia), sull'indirizzo  web http://ahm.1944.pl/Wlodzimierz_Steyer/13 Włodzimierz Steyer racconta le sue altre vicende vissute durante la guerra e dopo.

Relazione di Aldo Coraldello

Aldo Coradello, un detenuto, nella sua relazione, racconta delle fugge dal campo di concentramento nel seguente modo:

"...i comandanti sorvegliavano i loro detenuti in un modo particolarmente attento. Il campo era circondato dalla rete composta dal filo spinato carico di elettricità', a forma di anelli intrecciati molto stretti e alta tre metri. Di notte il campo era tutto illuminato. Intorno c'erano le torri di sorveglianza, dentro le quali le SS detenevano le guardie con mitragliatrici pronte a sparare. Quando le divisioni dei lavoratori marciavano verso il campo, si annunciava un appello serale. Se tutto andava bene, chiudevano il cancello principale accanto al quale si trovavano la torre di sorveglianza centrale e l'ufficio del controllo. In questo modo l'evasione dal campo era una cosa impossibile. Tuttavia se durante un appello era riscontrata la mancanza di un detenuto, allora si procedeva alla ricerca, alla perlustrazione di tutto il campo e quando il fuggiasco veniva ritrovato, era già' morto. Nel caso in cui non si riusciva a trovarlo dentro il campo, si procedeva con le ricerche intorno nelle zone appartenenti alla cosiddetta catena di sorveglianza. Durante i lavori diurni questa catena circondava tutto lo spazio entro il quale si trovavano i principali centri dei lavori. La guardia ben rafforzata insieme agli altri custodi delle SS era composta da almeno mille persone. Tali persone dotate di tutte le armi possibili ed alcuni erano muniti anche dei cani di polizia. Se durante un appello e' stata riscontrata la mancanza di qualcuno dei prigionieri, la catena di sorveglianza non poteva essere sciolta finché'  il fuggiasco non veniva ritrovato oppure finché' non si aveva la sicurezza che egli ormai si trovasse al fuori di questa catena. Le persone che partecipavano alle ricerche erano gli "specialisti", in particolare quelli in possesso dei cani di polizia. Le ricerche duravano per ore e se alla fine il fuggiasco veniva scoperto, lo sbranavano i cani oppure le guardie, arrabbiate per il fatto di dover rimanere al lavoro più' a lungo, lo uccidevano a bastonate.. Durante questo tempo tutti gli altri detenuti dovevano, come punizione, stare sulla piazza e aspettare per ore, a volte anche tutta la notte, la cena. Alcuni non resistevano e dopo aver già' passato tutta la giornata a faticare, cadevano morti per terra. Ed in questo modo - ogni tentativo di evasione indipendentemente dal fatto se era riuscito o meno, costava la vita ai molti detenuti. Le SS non avevano alcun scrupolo nel sottoporre alle più' crudeli repressioni e le pene inflitte per il fatto che qualcuno voleva evadere, consistevano nell'impiccagione delle dozzine degli sfortunati innocenti. I tentativi di fuga erano ostacolati anche dal fatto che la Gestapo perseguitava le famiglie di fuggiaschi in maniera spietata. I controlli effettuati in Germania, nonché' lo spionaggio tra gli abitanti facevano il resto. Anche l'ubicazione geografica di Stutthof costituiva un enorme ostacolo. Se qualcuno voleva evadere per poi recarsi a Danzica, doveva attraversare il fiume Wisła due volte. Una volta vicino a Schiervenhorst e la seconda volta vicino a Bohnsach e sempre nelle barche. Questo percorso era facile da controllare. E' possibile che l'ubicazione di Stutthof tenesse in  conto queste difficoltà'. Se i tentativi di fuga si ripetevano spesso nell'arco di un breve tempo, le SS applicavano i deterrenti - non esitavano di impiccare e di sparare alle masse..."
Nel 2011 la relazione integrale di Aldo Coradelllo e' stata pubblicata dal Muzeum Stutthof nella forma del libro. Il libro e' possibile da acquistare presso la libreria del museo.

Bilancio impossibile

Non e' possibile determinare il numero esatto delle fughe da Stutthof (sia quelle riuscite che fallite) a causa delle lacune nelle fonti, i rapporti del campo falsificati oppure le relazioni degli ex prigionieri che siano troppo distorte e frammentarie. Perciò' si stima che il numero delle fughe riuscite sia pari ad una dozzina. La maggior parte delle evasioni sono terminate con la cattura del detenuto. Se egli non era ucciso subito, sul suo vestito appariva cucito un cosiddetto fluchtpunkt. Il prigioniero segnato in quel modo era sottoposto alle torture sia da parte degli uomini delle ss che da parte dei prigionieri che collaboravano con la direzione del campo. A volte i corpi dei fuggiaschi uccisi, nudi e sbranati dai cani, venivano appesi per mani sul Cancello della Morte. Sul petto dei cadaveri c'era un pannello di legno con la scritta: „Hurra ich bin wer da”.

I tentativi di fuga da Stutthofu e dai suoi sottocampi facevano parte delle cosiddetti forme di opposizione. Ogni fuga terminata con successo dava ai prigionieri una forza e speranza in una definitiva caduta dei nazisti.
ws

Sulla base della monografia pubblicata dal Muzeum Stutthof e sulla base delle relazioni di Włodzimierz Steyer e Aldo Coradello.
La foto di Włodzimierz Steyer. Proviene dal film di Wiesław Kwapisz "KL Stutthof Fabryka Śmierci" (KL Stutthof  Fabbrica della Morte")

Tłumaczenie: Agnieszka Irena Martan

I fuggiaschi catturati venivano segnati in questo modo – esposizione Museum Stutthof. 

Esecuzione di Gajewscy due fratelli minori – russi impiccati a Stutthof durante la Vigilia del 1944 per aver tentato la fuga dal campo - esposizione Museum Stutthof. 

Scena del film su KL Stutthof. 

Un detenuto ucciso a colpi di fucile mentre cercava di evadere – esposizione Museum Stutthof.  

Włodzimierz Steyer – scena del film di Wiesław Kwapisz “KL Stutthof Fabbrica della Morte".  



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